Tutti i diritti riservati


venerdì 1 febbraio 2008

Il Leone in gabbia

"Di nuovo?"
Il possente nubiano guardò con malinconia la veloce nave cilicia
avvicinarsi alla prua dell'Assuan. Un pirata dall'espressione patibolare
guidava l'assalto alla quinquereme egiziana: una ventina di uomini
la assaltarono portando lo sgomento a bordo. La scorta composta da sei
soldati fu sopraffatta in poco tempo: tre furono uccisi,gli altri furono
disarmati.
T'harmun guardava stupefatto Samir e le sue accolite: il volto del
sacerdote,ormai non più giovane era bianco di paura e tremava.Troppo.
"Un figlio di Basteth" pensò,"non dovrebbe aver paura della morte".
Intanto i pirati, sgombrato il ponte dai cadaveri,rinfoderarono i coltelli.
Al nubiano non passò inosservato il viscido sguardo che il capo dei pirati
rivolse alle due accolite; loro si strinsero all'anziano sacerdote che intanto
aveva recuperato la sua marziale compostezza.
Thar'mun spostava alternatamente lo sguardo dal sacerdote ai pirati: per il momento nessuno aveva rivolto
la benchè minima occhiata a lui e agli altri schiavi.
Poi lo vide: un uomo grasso e tarchiato con una barbetta rada e due occhi
piccoli e scuri. Un sorriso beffardo gli deformava il volto. Si diresse sicuro
fino ad arrivare davanti al sacerdote; Samir sgranò gli occhi riconoscendolo:
-"Jusuf !?"
-"In persona, servitore della felina meretrice".
-"Tu lurido cane..."cominciò l'egizio,ma poi si fermò, tirò un sospiro e prese
fra le dita il suo talismano che gli era stato donato quando era diventato apprendista al tempio di Per Bastet o Bubasti come la chiamavano le genti dalla Grecia....
I pirati si stavano strigendo attorno al terzetto.
-"Cosa vuoi, Jusuf?",disse infine.
-"Da te niente, o misero scriba, ma dalle tue figlie..."
Samir scattò in avanti cercando di colpirlo con un pugno ma un poderoso colpo
alla schiena lo fece cadere a faccia in giù.
La maggiore delle due accolite fece per aiutarlo a rialzarsi ma delle braccia muscolose la bloccarono...
-" E poi sei troppo vecchio, non mi daranno neanche un sesterzo per un uomo
di oltre sessant'anni".
Il sacerdote rantolò qualcosa; le due figlie cominciarono ad urlare:
nel frattempo Jusuf stava tornando sulla sua nave.
Fece un cenno con la testa al capo dei pirati, che rispose con un ghigno.
-"Fare del male a un sacerdote è un sacrilegio...è una blasfemia e ne dovrai render conto agli Dei!", disse l'anziano alzando la testa da terra di quel tanto che bastava per vedere Jusuf che si allontanava.
Il siriano si fermò: rise sguaiatamente senza voltarsi.
-"E allora pregali perchè vengano a salvarti la vita".
Poi ci fu il sibilo di una lama e la testa di Samir rotolò avanti.


.........................

"-Arrivati.... Uscite per due e non fate scherzi..... Vi costerebbe caro e costerebbe caro anche al Siriano".
Le parole del guardiano cilicio della stiva del mercantile, carico di schiavi, erano cariche di sprezzo.
Il boccaporto si aprì, e la luce di una torcia morse come un serpente gli occhi di T'harmun mentre saliva la scaletta.
Ci volle un bel pezzo prima che capisse dove si trovava: era in un porto,un porto di pietra.Il più grande che avesse visto dopo Alessandria.
"-Ci attende una vita breve ma intensa..."
T'harmun si volto'.
Un grosso Numida incatenato al paio con lui l'aveva pronunciata con un misto di tristezza e rabbia.
"-Che intendi dire? Forse che pulire le latrine di qualche signorotto italico ti sembra intenso?" replico'.
"-Tu non hai capito nulla, fratello ; credi che i nostri muscoli servano a rendere lucido il marmo? Sara' il tuo sangue sulla sabbia del campo di battaglia a essere pagato...-
T'harmun rimase immobile. Un sottile filo di fumo usciva denso da un comignolo poco piu' avanti: era nero come la notte ma poco a poco, volteggiando, comincio' a sbiadirsi contorcendosi fino a perdersi nel cielo autunnale ...
Ad un tratto gli fu chiaro: i giochi. I tanto famigerati giochi che i romani amavano e consideravano, nei quali una folla sguaiata si radunava per vedere combattere e morire decine e decine di persone...
Thar'mun inspirò profondamente e contrasse con forza le sue mani da cacciatore......si sforzò di immaginare il volto della moglie e dei figli per un'ultima volta....forse
Si chinò ed estrasse un piccolo punteruolo dallo stivale, nascosto talmente bene che nè gli egiziani nè i cilici lo avevano trovato....
Inspirò di nuovo pensando alla Dea Bastet e poi scattò come una pantera verso il guardiano cilicio che ebbe solo il tempo di emettere un grido strozzato prima di cadere al suolo.
Rapidamente il mazzo di chiavi dei ceppi passò di mano in mano e gli schiavi furono liberi mentre il Nubiano assalì il nemico più vicino....
I soldati romani di stanza al porto stavano accorrendo in gran numero mentre la rivolta divampava per tutto il porto....
Forse Thar'mun non avrebbe visto il giorno dopo...ma nessuno lo avrebbe tenuto come un leone in gabbia...

1 commento: